Negli ultimi anni, il settore dei trasporti è diventato teatro di un’escalation silenziosa ma costante di aggressioni ai danni di lavoratori e lavoratrici. Parliamo di minacce, insulti e – sempre più spesso – violenze fisiche, anche in pieno giorno, su treni, autobus e mezzi pubblici.
Solo nel comparto ferroviario, nel 2024 si sono registrati oltre 800 episodi. Secondo l’INAIL, nel 2023 gli infortuni da aggressione sul lavoro sono stati più di 6.800. Ma i numeri reali sono ben più alti, perché molte violenze non vengono nemmeno denunciate. Perché? Paura, rassegnazione, sfiducia.
È inaccettabile che la violenza venga considerata una “parte del mestiere”. È tempo di cambiare passo. Il circolo vizioso va interrotto, perchè le ricadute sono a tutti i livelli: individuale, organizzativo e sociale.
Parlare di violenza significa parlare di diritti, di sicurezza, ma anche di cultura organizzativa. È necessario riconoscere l’impatto emotivo e relazionale che questi episodi hanno sulle persone e sui contesti di lavoro, per agire in chiave preventiva e di sostegno.
La tutela psicologica delle lavoratrici e dei lavoratori vittime di aggressioni, e il ruolo delle organizzazioni nella prevenzione del rischio psicosociale, rimangono i presupposti per ridurre gli impatti e la crescita di questo fenomeno increscioso.
Il 25 e 26 giugno, a Roma, se ne parlerà in occasione dell’evento nazionale organizzato da UILTRASPORTI, dove interverrà il nostro vicepresidente, Marco Cristian Vitiello, con un intervento incentrato sulla tutela psicologica dei lavoratori e sull’importanza della consapevolezza organizzativa, per riportare dignità, sicurezza e benessere psico-fisico nei contesti lavorativi. Si accennerà, inoltre, agli strumenti di ascolto attivo, presa in carico e formazione, con l’obiettivo di promuovere ambienti di lavoro più sicuri, responsabili e attenti al benessere psicologico.
L’evento rappresenta un’importante occasione di confronto tra esperti, rappresentanze sindacali e istituzioni, in un momento in cui il tema della violenza sul lavoro assume una rilevanza sempre più urgente e trasversale, diventando un segnale profondo di disagio sociale. Dignità, sicurezza e salute mentale devono tornare al centro dell’esperienza lavorativa. Per farlo serve ascolto, formazione e responsabilità condivisa.
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